Siamo stati tutti bambini, e Giovanni Pascoli ci insegna che una parte del nostro “fanciullino” permane anche quando siamo tesserati all’Ordine dei Giornalisti e scriviamo di cultura. Lo dimostra Luigi Mascheroni, penna de Il Giornale.

Mascheroni sostiene di avere “20mila libri” e si bea: “ne ho letti pochissimi”. Probabilmente il Pascoli, nella sua biblioteca, fa parte di quei libri perennemente in prestito e mai restituiti dagli utenti.

Con tanta rabbia Luigi Mascheroni racconta un episodio cui sarebbe stato testimone. È provato, Luigi, perché in Italia succede ancora che qualcuno salti il tornello della metropolitana alla facciazza di chi paga il biglietto. Su questo gli diamo ragione: è un fatto grave, e Mascheroni non è certo avvezzo al buon tacere di fronte all’illegalità. I furbetti, in questo caso, sono “due neri”.

Il tweet

L’indignato Mascheroni il 22 giugno scrive:

Stasera ero in metropolitana, stavo facendo coda al distributore dei biglietti, poi ho visto due neri arrivare e saltare tranquillamente i tornelli. Sono andato al gabbiotto, ho bussato ai controllori e gli ho detto: allora salto anch’io. L’ho fatto. Nessuno ha detto nulla.

Vi ricordate il riferimento al “fanciullino” pascoliano dell’incipit? Sehr gut, perché scomodare Pascoli è faticoso e controproducente, tranne in questo caso. Siamo stati tutti bambini, dicevamo, e di fronte al compagnetto privilegiato cui tutto veniva concesso abbiamo reagito nello stesso modo. “Marco può andare sullo scivolo e la mamma non lo sgrida? F**k you, mamma, io vado sullo scivolo, ecco”.

A sculacciare Mascheroni giunge a gamba tesa Giulio Cavalli.

Quindi dovresti avere imparato che quel gesto non è prerogativa dei “neri” ma dei cretini.

Eppure il Mascheroni non molla, ma il blast di Giulio Cavalli ha aperto la diga. Luigi avanza con la sua falange e accusa, addirittura, gli altri di “razzismo ideologico”. Con questo vogliamo dirvi che la storia non si chiude qui – e la storia del blasting ci insegna che dopo la blastata il “blastato” tace per sempre. Non è il caso di Mascheroni.

Lo scontro continua

Così Mascheroni risponde a Cavalli, ma interviene un commentatore che merita una menzione speciale:

Mascheroni: Ho imparato anche che ci sono deficienti che non capiscono l’insofferenza di chi rispetta le regole pur vedendole violate ogni giorno. La mia è una protesta, quella di quei neri un’abitudine. Troppo difficile?

Cavalli: L’insofferenza di chi non rispetta le regole la dimostri violando le regole? Bella questa etica da cavernicolo. L’etica tipica di certi “bianchi”. Clap clap.

Mascheroni: Ma deficiente: quante volte le battaglie per i diritti passano dalla violazione delle regole? Hai mai letto un libro, analfabeta? La mia da oggi è una battaglia civile: ogni sera, a Cordusio, passo i tornelli saltando.

Commentatore: D’altronde lavorando al Giornale credo debba avere precise caratteristiche.

Mascheroni: Eccolo il razzista ideologico. “Precise caratteristiche”: cos’è, “La difesa della razza”?

Commentatore: No no, la difesa dell’editore.