GENTILEZZA.
#LadyCozza
È un periodo che Celestona ha deciso che gli insegnamenti gandhiani non le interessano e che è meglio risolve tutto in un altro modo.
Co la violenza.
Il Coautore e io so settimane che ripetiamo come un mantra:
“Celestó. Non si danno le botte. Non si danno le spinte. Si chiede con gentilezza”
“Tiezza?”
Chiede lei.
“Si. Gentilezza” rispondiamo noi.
E mentre rispondiamo, lei allunga una manata in faccia a Lady Cozza, per far capire a tutti che lei, con la gentilezza, ce fa la birra.
A scuola però Celestona non risolve solo co la violenza. Ce mette anche il rancore.
Tuttavia, a seguito di un colloquio co la maestra, scopro che in classe di Celestona c’è un bambino tremendo che picchia tutti e che ha dato l’abbrivio a questa deprecabile condotta di mia figlia. La quale, scopro, non picchia se non provocata. E sto bambino la provoca, signori miei. Sto bambino le ha acciaccato il lavoretto dell’autunno con una piedata. Sto bambino le ha rubato le pizzette e poi gliele ha buttate per terra. Le pizzette, signori miei.
Io vorrei dì a Celestona “non si danno le botte, tranne a chi te acciacca le pizzette” ma il mio ruolo si educatrice se ferma alla prima parte della frase.
Quindi sto a ripete sempre sto mantra.
“Non si danno le botte.”
Ieri Celestona torna da scuola molto soddisfatta
“Me no bote bibó. Me paccao bibó.”
So rimasta un po’ perplessa.
Che minchia hai fatto Celestó? Che vor dì?
Sta a venì la polizia?
“Che hai fatto Celestó?”
“ME NO BOTE BIBÓ! ME PACCAO BIBÓ.”
E me guarda con espressione monocolore.
Non ne usciamo. Io non capisco e lei nun se sbottona più de così.
Arriva Lady Cozza.
“Mamma, ha detto che non ha dato le botte al bimbo.”
“Oh! Brava Celestona!”
“Ha detto che gli ha dato un paccaro.”
“Tiiii! Ceeste paccaooo!!”
E ciò detto, s’è andata a prende na pizzetta. Un premio che si è attribuita per aver semanticamente aggirato l’annosa questione morale dell’occhio per occhio.